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Non mi cercare più
di Giorgio Tosi
Due amici di lunga data si incontrano per una cena. Vino, stracotto e musiche d’atmosfera. Ma comprimere il fluire della loro vita tutto in questa serata, riserverà delle sorprese per l’uno e per l’altro. Un rapporto non certo lineare che nasconde pieghe insospettate. Due attori che si incalzano senza tregua all’inseguimento di sogni improbabili o di realtà troppo note. Qualcuno raggiungerà il suo scopo?
Con: Marco Ferrarini, Emanuele Mazza
Musiche: Level49 Costumi e scene: Atelier MaiSentiti Regia di Leonardo Gazzola
Sembrava cosi' un bravo ragazzo.
3 atti
I personaggi :
GINO BRUSCHINI industrialotto “nostrano”
PINUCCIA BRUSCHINI sua moglie
ENRICO BRUSCHINI loro figlio
ORESTE BRUSCHINI padre di Gino e nonno di Enrico
EVA madre di Pinuccia
LIDIA cameriera di casa Bruschini
MARIO GERVASI concorrente dei Bruschini
DORINA GERVASI moglie di Mario
M. GRAZIA GERVASI loro figlia, “amica”di Enrico
DON GIOVANNI prete (di famiglia)
ALDO sindacalista
Un piccolo industriale di provincia – Gino Bruschini – manda il figlio Enrico a specializzarsi in Inghilterra al fine di affidargli, in futuro, la direzione dell’impresotta di famiglia dove si producono calze e mutande.
Spera anche nel contempo, il Bruschini, che Enrico lontano dalla sua città dimentichi una ragazza, Maria Grazia, figlia di concorrenti (e quindi nemici) della famiglia, per la quale “’l brav ragass”provava molta …troppa attrazione!
Tutto procede bene in casa Bruschini nonostante i gustosi battibecchi tra Pinuccia - moglie di Gino - , la rustica ma efficiente cameriera Lidia ed il padre di Gino Bruschini, Oreste, signore vecchio stampo, fondatore della lanciatissima “Bruschini & C”, implacabile critico dei moderni costumi familiari e della nuora Pinuccia (chiamata per scherno”la mé bella Genoveffa”).
Ma un giorno, arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia che Enrico sta rientrando a casa, improvvisamente e senza anticipare motivazioni gettando nello sgomento in primis la madre (donna confusionaria e senza cultura dalle divertentissime gaffes) e poi tutti i componenti familiari.
Cosa sarà successo? Cosa ci sarà sotto?
Su questo interrogativo si costruisce tutta la commedia che vede, con l’arrivo di Enrico, “’l brav ragass” - che tanto bravo, poi, non risulterà – l’innescarsi di equivoci e colpi di scena tra continue rivelazioni ed impreviste conseguenze, fino all’inevitabile lieto fine.
Questa commedia, rappresentata per la prima volta nel 1979, ha avuto un immediato successo di pubblico e di critica.
Su un impianto abbastanza tradizionale, s’innesta una scrittura agile, leggera, sempre venata di un leggero humor, che esplode improvvisamente in grande divertimento grazie a situazioni comiche e a battute esplosive.
Importantissima, nella commedia, è la figura di Pinuccia, popolana “buona” arricchita, vero perno della commedia. Divertentissimi i suoi scontri con il suocero Oreste, con il marito Gino, le sue complicità con la madre, Eva, vedova due volte, che lei invita spesso a casa Bruschini aumentando così i contrasti all’interno della famiglia e quindi le situazioni ridicole.
Il problema di Enrico si snocciola all’interno di questo clan familiare provincialotto e caciarone dove trovano spazio anche Don Giovanni, prete di casa nella famiglia Bruschini, Aldo, un agguerrito sindacalista della fabbrica, Maria Grazia con i genitori Mario e Dorina ( gli odiati concorrenti!) , in un crescendo di movimento e battute sino alla risoluzione finale che, come in tutte le commedie del teatro leggero, mette d’accordo tutti.
La scena è fissa e rappresenta l’interno di una agiata ma pacchianissima casa borghese.
Pension disGrazia.
3Atti
I personaggi
PINEI Peppino, titolare della Pensione “Grazia" GRAZIA sua figlia
VITTORIA “lucciola” anzianotta
CARLO perditempo
GIOVANNI contadino
PIERA sua moglie
NATALINA figlia di Giovanni e Piera
IACAM Giacomo, borsaiolo
AGENTE poliziotto
UN SACERDOTE, UNA SIGNORA DISTINTA
Siamo negli anni ’50, in una piccola pensione (Pensione Grazia) nei pressi del Po, quindi in una zona un po’ periferica della città.
Il titolare, Pinei, gestisce da solo l’attività in quanto vedovo e mantiene gli studi della figlia, Grazia, violinista, a cui è dedicata la pensioncina, nella speranza che possa avere, in futuro, una carriera migliore.
Nella pensione sono di casaVittoria, un’anziana prostituta costretta a stare sulla strada dalla legge Merlin e Carlo, un giovane ma intraprendente perditempo che amoreggia con Maria Grazia all’insaputa del padre Pinei.
Una sera piovosa, arriva nellla pensione Giovanni, un contadino di una zona appena fuori città che, con una scusa, è riuscito a dormir fuori casa in modo da spassarsela in città. Carlo lo aggancia e lo porta a vivere “ di notte”.
Nel frattempo arriva Piera, bagnata fradicia, capitata lì per caso in seguito ad un grave fatto familiare: sua figlia Natalina è scappata di casa perché incinta e lei si è buttata all’inseguimento. Chiede ospitalità per la notte senza sapere che nello stesso luogo è presente anche il marito, Giovanni.
Poco più tardi, arriverà, in sordina, anche Natalina non sapendo dove andare dopo la fuga.
E così, si sviluppa l’intreccio, quasi come in un “albergo del libero scambio”, reso esilarante dalla presenza di personaggi come il sacerdote che deve presenziare al congresso il giorno dopo e non sa dove andare a dormire; Vittoria che entra spesso per scaldarsi con un “cicchetto” ed esce subito per non perdere il posto; Carlo e Giovanni che rientrano un po’ alticci e Giovanni tenta di sedurre una signora che altro non è che Iacam - un borsiaiolo, sgusciato dentro la pensione per sfuggire ad un poliziotto, che lo insegue ed è deciso a prenderlo - travestito da donna con i panni di Vittoria per far perdere le sue tracce senza riuscirci; Natalina che viene trovata dai genitori sbalorditi.
Tra spiegazioni, chiarimenti, svenimenti e furberie varie, la matassa si dipana e i nostri agricoli possono ripartire per la campagna , con Natalina che ha trovato marito (il vero responsabile!) con buona pace di Pinei che ha subito questo divertente assalto ed alla fine decide di….
“Pension Disgrassia” non è una commedia facile da spiegare.
Va letta, in quanto la varietà delle situazioni è tale, gli spunti di divertimento tali e tanti che non si possono citare tutti: basta da sola la scena del II atto in cui Giovanni, alticcio, aggancia Iacam travestito facendolo oggetto d una corte pazzesca senza sapere che, nascosta da una poltrona, sua moglie Piera stava osservando tutta la scena, fregandosi le agresti mani che poco dopo avrebbe scatenato contro il marito “fedifrago”.
La scena è fissa e rappresenta la “hall” – chiamiamola così – di una piccola ma onesta pensione di periferia, con insegna luminosa sulla porta, bancone, salottino per i clienti e grande televisore (uno dei primi).
Sarà ancora un bravo ragazzo?
2 atti
I personaggi:
GINO BRUSCHINI industriale di provincia
PINUCCIA BRUSCHINI sua moglie
ENRICO figlio di Gino e Pinuccia
MARIA GRAZIA moglie di Enrico
ORESTE padre di Gino (e marito di Eva)
EVA madre di Pinuccia (e moglie di Oreste)
DON GIOVANNI sacerdote di famiglia
PIERA una operaia
ANGELO amico di Enrico
OLIVER cameriere inglese
MARTA colf di colore
Si riprende la saga dei Bruschini, ovvero i “Bruschini - parte 2°”, come al cinema.
Ritorniamo a casa di Gino e Pinuccia, che hanno aumentato il loro status economico ed ora vogliono migliorare anche quello sociale: così Pinuccia ha assunto un domestico inglese e, sorpresa sorpresa, anche una colf mulatta, per essere alla pari di altri industriali della provincia.
Sembra che tutto stia andando bene, la fabbrica funziona, Oreste nonno di Enrico ha deciso di sposare Eva, arzilla madre di Pinuccia, Enrico e Maria Grazia, figlio e nuora, stanno bene, Pinuccia ha deciso di prendere anche lezioni di “italiano” per migliorarsi, quando…..improvviso, il fattaccio.
Pinuccia ascolta una telefonata riservata di Enrico e sobbalza: capisce o, meglio, intuisce, che qualcosa non va, il suo cuore di mamma non sbaglia: Enrico ha un’amante!
Cerca nella madre Eva un conforto, mentre Enrico si confida con il nonno Oreste circa qualcosa che non si capisce ancora. Mistero!
Alla fine arriva anche questo strano amico di Enrico, Angelo, e qui s’innesca un clamoroso equivoco che sarà il motivo conduttore di tutta la commedia. Gags a ripetizione, situazioni paradossali che si protraggono fino a quando Enrico non renderà palese il suo…problema…e la faccenda si esaurirà con un lieto fine che renderà sollevati tutti, soprattutto Pinuccia che aveva commesso un imperdonabile errore di comprensione.
La commedia ha un impianto tipicamente da commedia in lingua, è veloce, colorata, ricca di personaggi anche inconsueti per una dialettale come i due domestici che offrono la possibilità di rendere l’allestimento vario e pieno di vita.
La lezione di “italiano” che Angelo impartisce a Pinuccia è una delle scene più divertenti di tutte le commedie di Tosi che , per non smentirsi, ha ideato anche un finale a sorpresa.
Mentre tutto sembra finito, anche Marta prima ed Oliver poi hanno qualcosa da dire: ed è l’ultimo divertente colpo di scena.
La scena è fissa e rappresenta il solito salotto buono, un po’ pacchiano – col gusto della protagonista Pinuccia – di un’agiata famiglia borghese.